domenica 14 settembre 2008

Prima della C.E.E.

... come si andava dall'Italia in un altro paese ?
Con il passaporto. Il vecchio passaporto che vediamo sotto, non quello europeo di oggi.
Nel 1951 è stata istituita la CECA (Comunità Economica del Carbone e dell'Acciaio) tra i paesi fondatori: Italia, Francia, Germania Ovest, Belgio, Olanda e Lussemburgo.
Nel 1958 La CECA viene allargata ad altri settori e diventa CEE (Comunità Economiche Europee) con gli stessi paesi.
Nel 1967 La CEE diventa CE (Comunità Europea), e nel 1978 nasce l'ECU, che però interessa i cittadini solo dal 1992, quando la CE diventa UE (Unione Europea), che oggi comprende 27 nazioni.
Da allora, avendo stabilito le regole per l'ingresso di un nuovo paese nella UE, si è assistito ad un processo di allargamento che è tutt'ora in corso e nel 2002 è entrato in vigore l'EURO al posto dell'ECU e delle monete nazionali (anche se non tutti i paesi l'hanno adottato).

Ebbene, chi scrive, nel 1971, a 18 anni, e con il mito dell'Inghilterra come patria della musica Beat e Rock, ha tentato di andare nel Regno Unito.
L'idea era chiara fin dall'inizio: un pò di soldi da Babbo, un pò di soldi ricavati dalla vendita del motorino (un Guzzi modello Dingo Cross di 48 cc del 1967) e partenza. Una volta arrivato a Londra come "turista" avrei cercato lavoro come lavapiatti in un ristorante gestito da italiani, al fine di procurarmi i soldi necessari al soggiorno, che era previsto di 2 o 3 mesi.
Ottenuto il passaporto, sono partito in treno con un amico di scuola: Fabriano, Falconara, Milano, Domodossola, Parigi, Calais poi il traghetto per attraversare lo stretto della Manica, poi di nuovo in treno per Londra, secondo le nostre intenzioni, con l'indirizzo di un ristorante italiano avuto da mio cugino che già ci era vissuto diversi anni.
Ma, sbarcati a Folkestone (presso Dover) sulla costa inglese, e avviati nella corsia dei cittadini extra-Commonwealth, la polizia di frontiera comincia a ispezionarci la valigia da cima a fondo, perfino tastando nella fodera, e ci fa calare i pantaloni per vedere se avessimo soldi narcosti nelle mutande, o bigliettini con indicazioni sospette e, finalmente, ahimé ... trova il famigerato indirizzo col nome che noi avevamo indicato come un amico che ci avrebbe ospitato, naturalmente per "turismo". Telefonano per cercare conferma, ma da là rispondono che non ci conoscevano affatto.
Senza altri convenevoli, ci fanno ricomporre i bagagli e ci indicano un corridoio verso una sala d'attesa dell'imbarco sul traghetto per Calais (Francia) che sarebbe partito l'indomani mattina alle 6,00.
Praticamente voleva dire: ESPULSIONE.
Sul passaporto, che ci ridanno al momento del reimbarco c'era il timbro barrato che si vede sotto.
Per loro eravamo immigranti clandestini e indesiderati. Tali e quali quelli che oggi sbarcano sulle nostre coste meridionali.

L'anno dopo, entrata l'Inghilterra nella CEE, ho ritentato l'impresa da solo e, senza alcuna formalità sono potuto entrare ma, cambiati gli interessi personali verso quel paese, sono cambiati anche i propositi di rimanerci e, nonostante il permesso di un mese, sono rimasto solo una settimana.
Oggi è tutto più facile, niente passaporto, basta la certa d'identità.
Per i soldi, allora bisognava portarsi dall'Italia la moneta dei paesi che si intendeva attraversare, oggi non dobbiamo fare alcun cambio e possiamo partire tranquillamente con il nostro euro, anzì viene accettato anche in molti altri paesi del mondo, dall'Argentina alla Cina, anche se non lo adottano, come una volta il dollaro USA.
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Le frontiere erano delle vere e proprie frontiere, e ad attraversarle malamente si rischiava grosso.
Nel 1975 ero andato in Francia con la 500, presso la mia futura moglie, e un giorno decisi di andare a Lussemburgo città, a fare un giretto, 40 km, niente più (vedi il tibro sul passaporto, 15-11-75). Alla frontiera in uscita dalla Francia, 6 km da casa, la polizia mi controlla il livello della benzina nel serbatoio introducendovi un'asta graduata. Alla frontiera in ingresso del Lussemburgo, appena 300 metri più in là, mi rivoltano me e la macchina come un calzino per cercare chissà che, e mi fanno passare.
Per il rientro in Francia, dopo 3-4 ore, visto il casino che avevo dovuto subire all'andata, e considerato che avevo fatto il pieno di benzina in Lussemgurgo, che costava meno, e comprato una stecca di sigarette, che costava molto meno che in Francia, decisi di passare per un posto di dogana secondaria, una strada contadina quasi abbandonata in mezzo ai boschi di pini, sperando di farla franca.
Ma arrivato al casottino delle guardie sul confine francese mi fermano e mi rivoltano pure qui come un calzino, me e la macchina, e mi fanno pagare una multa sia per la benzina in eccesso che avevo nel serbatoio, rispetto all'andata, sia per le sigarette.

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