sabato 27 settembre 2008

Prima della plastica

... tutto era diverso. La bagnarola per lavare i panni alla fontana del paese era di ferro, come questa, con una leggera zincatura (trovata a Sodo Bianco, la vecchia discarica del paese, vedi cartina). E così il secchio o, meglio, la caldarella per portare l'acqua a casa per cucinare e lavarsi. D'estate quando la stagione secca era lunga si usava per andare a prendere l'acqua alla Fonte Vecchia. I secchi, ovviamente, si portavano a mano, due alla volta per equilibrare il peso, la bagnarola, invece, veniva portata dalle donne sopra la testa.

Le bottiglie e i bottiglioni di vetro erano oggetti preziosi per portarsi l'acqua e il vino appresso quando si andava a lavorare nei campi, e quando si rompevano bisognava ricorrere alla brocca di terracotta, che costava poco, e che si usava anche a tavola, mentre di bottiglie in vetro ce n'erano pochissime in casa.
Le bambole erano di pezza, i giocattoli di latta, i soldatini di piombo. C'erano le taniche, ma di latta, e servivano per portare il petrolio o la benzina. La cartella per andare a scuola era di pezza con la tracolla, era chiamata catana. I fili elettrici erano avvolti da un materiale misto di tela e cera.
Insomma la plastica non esisteva, ma si campava lo stesso.
Poi Giulio Natta nel 1954 brevettò quel polimero, il Polipropilene, meglio noto con la pubblicità televisiva di Gino Bramieri a Carosello degli anni '60 con il nome di Moplen che la Montecatini commercializzò nel 1963.
Non che la plastica non esistesse, ma era del tipo termoindurente, marrone come la carcassa degli apparecchi radio, e non del tipo termoplastica, come è per la maggior parte oggi.
Chi non è vissuto abbastanza prima del 1963 per averne una memoria ferma non può nemmeno immaginare quel mondo.
Di li a 2-3 anni è cambiato tutto quanto ci circondava, e così tanto che oggi una grande preoccupazione per il futuro è proprio il porre rimedio ai danni della plastica che non si sa più dove metterla, e a bruciarla si produce diossina.

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